Karim, il musulmano che ha trasformato il cimitero cattolico di Poppi in un giardino
Karim Kaba ha 21 anni e da sette mesi è a Poppi in un centro di accoglienza gestito dalla cooperativa “l’Albero e la Rua” del gruppo 100fiori. E’ nato in Guinea, paese che ha dovuto lasciare. Ha attraversato Mali, Burkina Fasu e Niger prima di arrivare in Libia. Qui la prigione e poi il viaggio su un barcone alla volta di Lampedusa. Adesso lavora volontariamente per il comune di Poppi, occupandosi della pulizia del cimitero.
“Quando sono qui prego per l’anima di mio padre e partecipo alla preghiera di coloro che vengono in questo cimitero per i loro morti. Tenere pulito e rendere accogliente il cimitero è un lavoro che dobbiamo fare tutti: è il luogo dove avrà fine la nostra vita”.
La gente di Poppi lo conosce. Chi non va al cimitero, lo incontra per strada mentre corre quando non lavora o non studia. Frequenta corsi di lingua italiana in due scuole, a Poppi e Bibbiena. “Al cimitero incontro soprattutto persone anziane e sono molto gentili. Mi salutano, domandano cosa faccio e mi ringraziano per il lavoro. Qualcuna mi chiede quale sia la mia religione ed io rispondo che è quella musulmana. Parliamo e io dico che cristiani e musulmani sono eguali perché credono in un unico dio. E le nostre sono religioni di pace”.
Karim ha stretto rapporti con le operatrici della cooperativa “l’Albero e la Rua” ma anche con i dipendenti comunali con i quali collabora per il lavoro. “Ha trasformato il cimitero in un giardino – afferma Edvige Mazziotti. E’ un giovane straordinario per gentilezza e sensibilità tanto che mi sono sentita più una mamma che lo accoglie e lo ascolta piuttosto che una funzionaria di riferimento”. Roberto Municchi accompagna Karim al lavoro. I suoi genitori sono seppelliti qui: lui e il giovane musulmano della Guinea si fermano e pregano insieme sulle loro tombe. Non ci sono distanze tra il rifugiato africano e i due dipendenti pubblici italiani: “un giorno gli ho scritto che loro sono il mio padre e la mia madre italiani. Bisogna sempre rispettare gli anziani e amarli nello stesso modo in cui rispettiamo i nostri genitori”.
Karim viene da lontano e guarda lontano, “Mi piace questo lavoro e sinceramente mi dispiacerebbe farne un altro. Però voglio studiare. Nel mio paese ho seguito corsi di matematica ma non ho potuto frequentare l’università. Lo vorrei fare qui, seguendo discipline tecniche. Vorrei essere preparato e, se mai potrò tornare a casa, mettermi alla servizio della mia gente e del mio paese. Anche facendo politica. L’Africa ha bisogno di giovani che abbiano studiato: sono loro che mancano e possono essere la vera differenza. Non vorrei più vedere ragazze e ragazzi costretti a fuggire dalla loro terra. E subire, come è successo anche a me in Libia, il dolore della prigionia. Un dolore talmente forte che solo Allah mi sorrideva. A chi ci chiedeva se avevamo paura sul barcone verso Lampedusa dicevamo che un morto non può aver paura di morire”.
Il sindaco Carlo Toni esprime la condivisione del pensiero di Karim: “la sua disponibilità e il suo atteggiamento qui a Poppi sono un segnale importante che conferma come alla base sia della religione cristiana che di quella musulmana ci sia l’amore per Dio. Rispettare i morti, pregare per loro vuol dire avere anche il culto della vita. Penso che questo giovane africano, che ha affrontato prove terribili per arrivare da noi, meriti il rispetto e l’affetto che la nostra comunità gli sta dimostrando”
“Karim è un esempio della migliore gioventù di un continente, costretta a fuggire e a subire dolori e umiliazioni – commentano Maria Laura Giannelli, Presidente de “L’Albero e la Rua” e Gabriele Mecheri, Coordinatore di 100fiori, un raggruppamento di cooperative sociali e associazioni. E nel nostro paese è la migliore risposta al pregiudizio, all’intolleranza e alla paura. Una risposta fatta di lavoro, solidarietà e preghiera comune tra cristiani e musulmani nel segno della pace”.
Da Arezzo Notizie
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